UN INCONTRO SPECIALE

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UN INCONTRO SPECIALE

pongiritUna nostra volontaria storica del Gruppo di Roma, Giovanna Pongiglione, ha incontrato a Roma Monsignor John Baptist Odama, Arcivescovo di Gulu, Presidente del consiglio di amministrazione del Lacor Hospital e Presidente della Conferenza Episcopale Ugandese.

Attraverso un breve scritto di Giovanna vi raccontiamo questo incontro speciale.

Non è frequente incontrare Vescovi così “Pastori” e sono felice di averne incontrato uno recentemente: Mons. John Baptist Odama, Vescovo di Gulu. Persona di fede, di speranza e di azione. Ad un tempo, disponibile, ospitale, semplice ed autorevole, con il cuore in mano, gli occhi attenti, sorridenti e vigili, uomo di Chiesa, politico e capace di trattare con i potenti, così come di stare con il popolo, il suo popolo.

E’ a Roma per i lavori del Sinodo. Dominique mi ha dato il suo cellulare. Lo chiamo e subito mi risponde – direttamente, senza segretari, senza attese e senza intermediari di alcun genere – e mi da’ appuntamento per il giorno dopo, al pomeriggio, in un momento di pausa dei lavori.

E’ sabato. Mi riceve nella sala colloqui dell’Istituto Maria Bambina, davanti a San Pietro, dove alloggia in questi giorni.

Lo avevo già incontrato l’anno scorso in occasione della presentazione del Libro “I bambini della notte”, organizzata con la Comunità di sant’Egidio a Roma, ma solo per un saluto veloce.

Gli faccio qualche domanda sulla guerra, che so che ha vissuto in prima persona, e parla di tante cose: dell’Africa, della guerra e della pace, del Lacor, dei Corti, di Fratel Elio, di Matthew, dei malati, delle Suore e dei bambini… Sembra di essere là.

Adesso in Uganda si vive in una situazione generale di pace, anche se piena di contraddizioni ed ancora con tanta corruzione, ma la guerra c’è stata ancora fino al 2007.

Mi racconta del suo ruolo –determinante- di mediazione tra i ribelli ed il Governo. Era fermamente convinto che fosse necessario trovare il modo di mettere in contatto le due fazioni,  opposte una all’altra che lottavano tra loro.

Non entra poi nei dettagli, ma dice di essere riuscito nell’intento di mettere in contatto di “dialogo” Governo e ribelli.

Quella dei bambini in guerra, confessa, è stata la più brutta esperienza. Vedere che erano portati via bambini dagli 8 ai 13 anni era davvero doloroso, così, insieme con gli altri leaders religiosi, protestanti, islamici, ortodossi, e cattolici …. “ abbiamo deciso di dormire con loro nelle strade e nei boschi, per proteggerli. Abbiamo fatto così 4 notti, portando solo una stuoia e una coperta, camminando fino alla città a piedi, rifiutando ogni privilegio di cibo e di bevande e rifacendo la stessa strada al contrario al ritorno, pur di dormire con i bambini. Di fronte allo stupore della gente e del Governo, abbiamo risposto che volevamo fare così per dimostrare la nostra solidarietà a questi bambini: il futuro della nazione dipende da loro. Se il loro futuro è rovinato, è rovinata anche la loro vita, così come la società e tutta la nazione”.

Parliamo poi di Piero Corti, delle sue capacità, della sua tenacia ed abilità imprenditoriale, del suo coraggio e della sua forza; di doctor Lucille e della sua capacità di lavorare, di operare e di dedicarsi ai malati; dell’amicizia e della vicinanza sua con tutta la famiglia Corti e con Dominique, conosciuta poco più che una ragazzina, quando ancora non era sposata. “Quando c’è stato il funerale del dottor Corti io ero già arcivescovo ed è stato un funerale che mi ha consolato molto, c’era tanta gente, anche il Nunzio. E’ stato molto toccante e solenne”.

Parliamo della terribile epidemia di ebola, del dr. Matthew, della stima e dell’affetto di cui godeva da parte di tutti, medici infermieri collaboratori e malati, e del legame fortissimo con Piero, Lucille e Dominique:  “Matthew era come un figlio per i Corti”, mi dice. “Quando parlo di Matthew lo lego sempre al dottor Corti”.

Parliamo poi dell’Ospedale oggi, della sua espansione e della sua eccellenza, della capacità di dare lavoro e lavoro di qualità, che resiste nel tempo. Delle continue necessità di sostegno perché continui ad essere così e possa ancora migliorare.

Prima di salutarci, elargisce una Benedizione nel nome del Signore e ci diamo appuntamento al Lacor, forse non quest’anno, ma magari il prossimo, proprio in quella data, in dicembre: chissà…. Il mal d’Africa incomincia a farsi sentire prima ancora di averla toccata.

Roma, 17 Ottobre 2015

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